giovedì 26 luglio 2012

Non affoghiamo nella vecchia politica la speranza rappreesentata da SEL

Pubblichiamo e invitiamo a aderire al documento che alcuni simpatizzanti e iscritti a SEL hanno lanciato in questi giorni.
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DOMENICA 30 SETTEMBRE, prima assemblea nazionale, a Roma, a partire da questo documento che sta riscuotendo molto interesse. Siete tutt* invitat* a partecipare all'iniziativa e alla sua organizzazione (faremo una mail list apposita, chiedeteci di essere inserit*).
Per le adesioni al documento e per l'iniziativa scrivete a nonaffoghiamo@gmail.com

Care compagne e cari compagni,

ci rivolgiamo al Coordinamento Provinciale, lo spazio che ci siamo dati per condividere la costruzione di SEL a Roma;

ci rivolgiamo alla Presidenza Nazionale, poiché crediamo che il gruppo dirigente nazionale per troppo tempo non abbia assunto la responsabilità di costruire SEL come corpo vivo, aperto, democratico e partecipato;

ci rivogliamo anche alle e agli iscritti e i simpatizzanti di SEL, perché crediamo che la responsabilità della costruzione di questa esperienza sia di tutte/i, senza esclusioni.

Lo scorso 26 giugno abbiamo partecipato a un’assemblea di compagne e compagni di SEL provenienti da storie e percorsi molto diversi, ma accomunati dall’affetto per la nostra impresa comune e dalla preoccupazione di fronte al rischio di vederla rattrappirsi. L’incontro è nato da un diffuso disagio cresciuto in questi mesi. Senza la possibilità di un confronto trasparente, di un ascolto effettivo e la possibilità di incidere, questo disagio rischia di limitarsi alla lamentazione, all’invettiva e di tradursi in diffidenza o, peggio, in abbandono.

Crediamo ci possa essere un modo per affrontare le dinamiche che rendono spesso asfittica la vita della nostra esperienza politica, le sue evidenti degenerazioni, il sequestro di ogni spazio di confronto, conflitto ed elaborazione condivisa, senza cadere in letture liquidatorie, semplicistiche o riducibili a logiche di schieramento interno. Riteniamo necessario ascoltare e dare spazio alle critiche emerse, per trasformarle in politica, perché la capacità di iniziativa politica di SEL, la sua spinta innovativa e credibilità dipendono dalla qualità del nostro modo di stare e di decidere assieme. 

È stato un segno di maturità e responsabilità evitare, nei mesi scorsi, che il legittimo confronto su modi diversi di intendere SEL portasse alla paralisi e a un dibattito tutto rinchiuso all’interno. Ma affrontare in modo trasparente i nostri limiti non rappresenta un indebolimento. Anzi, pensiamo sia urgente la necessità di aprire una discussione tra noi su come far corrispondere il nostro modo di vivere quotidianamente questa esperienza politica alla ragione di nascita di SEL, la sua ispirazione, la sua scommessa.

La nostra impresa comune segna un’impasse e intorno a noi crescono i segni di insoddisfazione e avanzano nuove risposte. Lo riscontriamo nelle reazioni dei cittadini e delle cittadine che incontriamo, lo vediamo in chi si impegna nei comitati, nei movimenti e in quelle esperienze innovative di lotta e di discussione che animano le nostre città. Anche la crescita di iniziative (locali e nazionali) a sinistra, alcune promosse da esperienze sindacali avanzate, altre espressamente mirate a promuovere nuovi soggetti politici, così come l’avanzamento elettorale di liste caratterizzate dal rifiuto spesso liquidatorio e demagogico dei partiti, ci suggeriscono che esiste una domanda, un desiderio e un bisogno al quale non siamo riusciti a parlare a sufficienza e che, di tutta risposta, ci ha percepiti come omologati alla politica di palazzo e ai suoi vizi. 
Il Movimento 5 stelle, ALBA, l’iniziativa della FIOM, le liste civiche locali e la loro proposta a livello nazionale (ma anche la crescita dell’astensionismo) sono alcuni elementi di uno scenario confuso e in evoluzione segnato da una crisi delle forme politiche esistenti. Una forza come SEL, nata per mettere al centro il tema della trasformazione della politica, della riapertura di canali di comunicazione tra pratiche sociali, culture politiche innovative e forme organizzate, deve porsi una domanda rispetto al proliferare di iniziative che traggono ragion d’essere da questo vuoto e dall’assenza di una proposta credibile che (anche) SEL avrebbe dovuto costruire.

Non vogliamo rinunciare a quella scelta fondativa che ha fatto di SEL una speranza per uscire dalla cieca e disperata rassegnazione delle due sinistre. 
Crediamo ancora oggi nella necessità di costruire una coalizione di centrosinistra innovativa, unitaria, aperta, capace di uscire dal recinto dei partiti e valorizzare ciò che si muove al di fuori di essa.
Questo oggi si traduce nella necessità di incalzare e sfidare il PD sul terreno di una proposta credibile e innovativa di governo. Il nodo di un’alleanza larga, plurale e rinnovata e dunque di un rapporto con il PD e il suo insediamento sociale resta un dato qualificante della nostra proposta. Per questo è necessario leggere con attenzione il conflitto apertosi in quel partito e nel suo corpo sociale di riferimento , misurarsi con il passaggio stretto che il PD ha affrontato nella transizione del dopo Berlusconi, subendo il ricatto europeo e contrastare la spinte suicide che portano dirigenti di quel partito a interpretare l’appoggio al governo Monti come premessa a una collocazione di lungo periodo del PD in un quadro moderato. 

La proposta di una sinistra che si cimenta col governo senza rinunciare ai propri contenuti incontra dunque oggi una oggettiva difficoltà ma è possibile solo se riusciamo a mettere in atto una forte autonomia politica e culturale. Lo sforzo di tenere aperto un difficile dialogo tra il centro sinistra, il partito democratico, i movimenti, le realtà associative e i comitati è possibile solo se abbiamo l’autorevolezza di farlo perché forti di un progetto innovativo e non per inerzia o opportunismo. 

Non si tratta di inseguire un’alleanza per rispondere al riflesso condizionato di autoconservazione di un ceto politico intermedio ma di tenere aperta una prospettiva di trasformazione e scongiurare l’involuzione moderata del principale soggetto politico di centro sinistra, del suo elettorato e delle organizzazioni di massa di riferimento.

Oggi il credito di SEL rischia di esaurirsi perché non abbiamo creduto fino in fondo nelle nostre idee e perché non abbiamo fatto tutti gli sforzi per essere corpo vivo, plurale e capace di produrre pratiche politiche innovative ed elaborazione condivisa.

Non abbiamo alcuna nostalgia della burocrazia, della gerarchia e dell’autoconservazione dei vecchi partiti. Ma proprio perché cerchiamo un’altra politica, non crediamo che l’alternativa sia trasformarli in comitati elettorali, organismi di semplice perpetuazione del ceto politico. Alla logica della fedeltà allo schieramento, al principio della delega, alla gestione proprietaria dei partiti, preferiamo il confronto, l’ascolto della critica e la valorizzazione dell’autonomia e della ricerca libera: per questo riteniamo urgente una riflessione tra noi.

È una riflessione che va ben oltre SEL e che deve produrre un’alternativa al confronto disperante e disperato tra politicismo e antipolitica. 
È necessario produrre una critica alla radice lo statuto della politica stessa - il suo fondarsi sulla separatezza tra pubblico e privato, sulla gestione del conflitto in base alla logica amico-nemico, su modelli di appartenenza basati su gerarchia, delega, rimozione delle differenze, su un’idea separata e sacrificale della militanza, su un’idea del potere maschile che ormai non corrisponde più nemmeno alla vita degli uomini e al loro desiderio di libertà. Non si tratta di generiche petizioni di principio ma di questioni che tornano oggi prepotentemente in superficie, mostrando la crisi e i limiti di un’ idea della politica che si ammanta di nuovo ma resta vecchissima.

All’interno di SEL ci sono intelligenze, esperienze e risorse culturali e politiche che dobbiamo valorizzare e che non corrispondono alla mediocrità di quanto spesso abbiamo prodotto. 
Riapriamo il confronto, la ricerca, la sperimentazione - a partire da noi - e riapriamo canali di interrogazione reciproca con le soggettività “esterne”: sono questi due compiti ineludibili per far sì che quelle su cui siamo nati non rimangano belle speranze.

Le compagne e i compagni dell'assemblea del 26 giugno



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